Delfina Miconi itibaren El Uval, Boyacá, Colombia

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04/28/2024

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Delfina Miconi Kitabın yeniden yazılması (10)

2018-04-09 09:40

Yeniden Yapılanma Stratejileri Bireysel ve Kurumsal Değişimde TrendKitaplar Kütüphanesi

Tarafından yazılmış kitap Tarafından: Kariyer Yayınları

- Volevo sapere qualcosa dei delfini. - No, niente articoli sui delfini. Sono notizie dell'anno scorso. Lascia perdere, è roba vecchia. - E' importante. - Senti, è una storia che non interessa a nessuno. Sai, non puoi scrivere un articolo decente quando l'unica novità è l'assenza persistente della cosa su cui è incentrato l'articolo. In ogni modo non è il nostro genere, prova con quelli del Sunday. Forse tra un paio d'anni, in agosto, pubblicheremo un piccolo pezzo intitolandolo "Che ne è stato di ciò che è stato dei delfini?". Ma cosa che vuoi che pubblichi un qualsiasi giornale adesso? Sempre nessuna traccia dei delfini? Continua l'assenza dei delfini? I delfini: altri giorni senza?. Addio e grazie per tutto il pesce è il quarto capitolo della trilogia in cinque atti di Douglas Adams. Per chi non conoscesse questa serie facciamo un breve riassunto: "Guida galattica per gli autostoppisti" fu una serie radiofonica edita dalla BBC a partire dal 1978 e sceneggiata, appunto, da Douglas Adams. Che ebbe anche la brillante idea di tradurne una versione cartacea. La serie radiofonica andò avanti per qualche anno ed ad essa si affiancò anche una mini-serie televisiva. Entrambe però non ebbero lunga vita, mentre l'adattamento della prima serie divenne l'architrave nella testa dell'autore di una trilogia in cinque atti. E questa serialità è anche il limite maggiore di questo libro. Nel senso che l'editore, per non far scemare l'interesse sulla serie, pressò incessantemente Adams affinché finisse per tempo un nuovo capitolo da dare alle stampe. Il risultato è questo "Addio e grazie per tutto il pesce". Un capitolo che rispetto ai precedenti ha una serie di distinguo e di limiti strutturali. Ma andiamo con ordine. Arthur Dent dopo aver girovagato per l'Universo torna su un pianeta identico alla Terra che, in realtà, dovrebbe essere completamente distrutta (vedi primo capitolo). Tutto sembra uguale a come lo ha lasciato tranne l'assenza dei delfini. Nel frattempo Ford Prefect vede ricomparire sulla Guida la voce "Terra". Entrambi cercheranno di capire cosa sia successo e dopo varie peripezie, arriveranno a conoscere il Messaggio Finale di Dio al Creato. Le differenze maggiori consistono nel fatto che, rispetto ai capitoli precedenti, non vi è un vero e proprio girovagare dei protagonisti (vero è proprio "marchio di fabbrica" della serie), visto che l'azione si svolge prevalentemente su un unico pianeta. In secondo luogo, il numero dei personaggi è drasticamente diminuito. Se prima a tenerci compagnia vi erano, oltre ai due protagonisti Arthur e Ford, figure divertentissime (e dire che io non uso mai gli -issimi) come Zaphod o il robot depresso Marvin più una serie di figure minori ben delineate, questa volta la presenza di Ford è limitata e tutto si basa su Arthur e la sua storia d'amore con Fenchurch (vi sono comunque una serie di figure memorabili come il "Dio della pioggia" o "Wonko l'equilibrato"). Anche questo taglio intimista è nuovo. Rispetto ad un susseguirsi vorticoso di eventi, l'azione si svolge in maniera più lenta quasi Adams voglia curare leggermente di più la descrizioni di stati d'animo. E così vi ritroviamo descrizioni-orpello di piccoli gesti, del vestiario dei protagonisti e delle loro emozioni. I limiti strutturali consistono invece principalmente nella fretta con cui è stato scritto il romanzo. I numerosi interventi dell'editore (giudicati da Gaiman "commiserevoli ed ingiusti") si sentono. Ne risente in primis lo sviluppo della storia. Alcuni passaggi necessitano una seconda rilettura per essere capiti, così come la soluzione all'enigma che pervade il libro vien disvelata in maniera veloce e, per alcuni tratti, incomprensibile (ho necessitato un paio di letture per capire quello che stava succedendo). In più, in certi passaggi, Adams perde di "mordacia". La sua satira è meno graffiante dei capitoli precedenti. A naso si potrebbe dire che è meno ispirato. Se tutte queste alterazioni di stile e di intreccio narrativo comunque riescono a non scombussolarvi troppo, avrete comunque la possibilità, nel caso vi decideste di leggerlo, di enjoy (come si dice in italiano? Oddio non mi viene) un libro divertente, a tratti esilarante e che, modifiche o no dell'editore, accipicchia se non è stato scritto da Adams. Certo, una conoscenza del mondo inglese permette di gustare in maniera particolari alcuni passaggi, ad esempio: Per qualche motivo i pub vicino alle stazioni hanno un'aria particolarmente squallida e terribilmente sporca, forse per via del pallore mortale di cui paiono soffrire le polpette esposte sul banco bar. Ma peggio delle polpette sono i panini. In Inghilterra è ancora diffusa la convinzione che preparare un panino appetitoso, piacevole per gli occhi o comunque gradevole per la bocca sia qualcosa di peccaminoso che solo gli stranieri fanno. - Che siano semplici - è l'ordine sepolto nei recessi della coscienza collettiva nazionale. - Che abbiano la consistenza della gomma. E se è proprio necessario che siano freschi, lavateli una volta alla settimana. E' pranzando nei pub il sabato con simili panini che gli inglesi pensano di espiare i loro peccati nazionali. Gli inglesi non sanno esattamente quali siano, questi peccati, e non vogliono neanche saperlo. I peccati non sono un argomento su cui uno desidera di essere informato. Ma quali che siano tali peccati, essi vengono largamente espiati dai pasti a base di panini che gli inglesi si impongono di fare. Detto ciò, se avete vissuto ciò che viene descritto (ed io lo vissi, si dice così giusto?) riuscireste a capire quanto Adams abbia ragione da vendere. Ciò non toglie che certi passaggi rimangano universalmente godibili: Fece fatica ad aprire la porta perché sullo zerbino c'era un mucchio enorme di opuscoli pubblicitari. L'ingresso, constatò, era ostruito da quattordici dépliant identici che lo invitavano a richiedere una carta di credito che aveva già, da diciassette lettere identiche che lo redarguivano per non aver pagato dei conti su una carta di credito che non possedeva, da trentatré lettere identiche che spiegavano come proprio lui fosse stato scelto fra tutti in quanto persona notoriamente intelligente e dotata di buon gusto, che sapeva ciò che voleva e quali proporsi nell'attuale raffinato mondo alto-borghese e che quindi avrebbe sicuramente deciso di comprare un orrendo portafogli e anche un gatto soriano morto. Rimangono sempre presenti i capitoli-digressione tipici di Adams, come ad esempio quello sui Draghi di Furlonis od alcuni particolarmente divertenti come quello sulla lotteria nel pub e l'insistente nonnina. O le affermazioni completamente non-sense: Su quel punto Ford si sentiva di poter parlare con autorevolezza. - La vita - disse - è come un pompelmo. - Ehm, in che senso? - Be', all'esterno è giallo-arancio e porosa, e all'interno è molla e umidiccia. Dentro ha anche dei semi. Oh, e alcune persone ne prendono metà a colazione. Insomma, questo per dire che alla fine il libro mantiene quello che promette. E Adams conferma, per l'ennesima volta, di padroneggiare benissimo, in chiave comica, una delle funzioni più alte della fantascienza: l'essere uno strumento per la critica della società contemporanea (ed in particolare, in questo capitolo, l'obiettivo sembra essere la stampa). Di sicuro scema un po' la voglia di andarsi a leggere l'ultimo capitolo, ma come si dice dalle mie parti "rotto per rotto, rompiamo tutto" e quindi sicuramente mi leggerò "Praticamente innocuo" portando a termine la pentologia in tre atti (od era il contrario?). Se volete vi do un consiglio. Se non volete ve lo do lo stesso. Nel caso questa recensione vi abbia scoraggiato, non temete, la lettura dell'intera saga della Guida vale la pena. Eccome se la vale.

2018-04-09 10:40

Zilli Metal Tef - Beyaz TrendKitaplar Kütüphanesi

Tarafından yazılmış kitap Tarafından: İmece

I put this book under the fiction bookshelf for a reason. I read this book for a class on Bill Clinton's foreign policy (ok, most of the book. I skipped over all the personal stuff because frankly, I don't care about Monica Lewinsky). Anyway, due to the class and the fact that I lived through his presidency, I was fully aware of what his foreign policy actually was during his time in office (for a better, and more accurate understanding of his foreign policy read David Halberstam's War in a Time of Peace). I'm sure Clinton was fully aware of it too, but you'd never get that from reading the book. Yes, Clinton admits to his foreign policy mishaps, but at the same time that he accepts the blame for his mistakes, he also blames other people. Usually this happens WITHIN THE SAME SENTENCE. Honestly, it gets really annoying after a little while. It doesn't matter if you think Clinton was a good president or a horrible one. It doesn't matter if you recognize that his foreign policy was a disaster or if you're not informed about it. Anyone who can comprehend more than one thought at a time should be able to see the ridiculous amounts of double talk that goes on in this book. I don't know if there is a written equivalent to talking out of both sides of your mouth, but Bill Clinton somehow manages to do it. The fact that neither him nor his own editors realized these blatant errors is astonishing. Anyway, there have been plenty of other books written about the Clinton Presidency. Almost all of them are better than this excuse to grow a bigger ego.

2018-04-09 18:40

FDD 6. Sınıf Fen ve Teknoloji Soru Bankası TrendKitaplar Kütüphanesi

Tarafından yazılmış kitap Tarafından: FDD Yayınları

The book starts off slow with the main characters, Frank and April Wheeler. They’re a married couple and they have fulfilled the American Dream: a family, a couple of kids, a house in a nice neighborhood, Frank has a steady job, April stays home and takes care of the kids. They have it all. The story takes place in the 1950s and the 1950s was a time where everyone tries to be everyone else. It’s the age of conformity. On a tangent, I think every age has this. The book has an extremely simple plot, but it’s the theme of the book that grabs the reader: what if fulfilling the American Dream doesn’t make you happy? I guess using Aristotle’s language, what if you’re happy and content, but you haven’t achieved eudaimonia? That’s what this book is about. How do you do that? How do you escape from the comformity of it all? The characters find a way to escape, but through circumstances, they are forced to abandon their ultimate dream and must stay in the neighborhood. So here’s the question: many people have died for the American Dream. Indeed, that was what the Revolutionary War was about. Would you be willing to sacrfice something big to get away from the American Dream? Welcome to Revolutionary Road. At the same time, I saw this as an existentialist book too. How can you stand out as an individual? How do you get away from the conformity of society? Can you live out your life living what you really want to do instead of having a job where it may be stale? Would you rather have an authentic existence, or financial security? Yates does a wonderful job of expressing his characters that makes you relate with them. I really admired Frank and April and I despised the neighbors. The neighbors are your typical cookie cutter neighbors from the generic suburbs. As the book moves, you want to read more and more of it. It gradually sucks you in and it’s an instant page turner as you read more of it. I loved the ending. It’s as if these tragic events happen, but we either ignore it or we try to explain it away. Yates is powerful is suggesting, “here it is. Don’t look away! Don’t turn your back to this! You must face reality!” Reality is indeed not a fun place, but it’s the truth. Which would you rather have: happiness and conformity, or reality and melancholy? Yates suggests to go for the latter. At least with that, you’ll have your own true existence and individuality.

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