Max Dis itibaren Pirawadi, Maharashtra, India

mrdisipio

12/22/2024

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Max Dis Kitabın yeniden yazılması (10)

2018-09-14 08:40

Arkadaşım Bahçeci: Dünyayı Öğreniyorum TrendKitaplar Kütüphanesi

Tarafından yazılmış kitap Tarafından: İş Bankası Kültür Yayınları

« Ansia e desiderio. Tutta la differenza fra l’essere un adulto che calcola i rischi o un bambino che ci monta sopra e va. Tutto il mondo che c’è in mezzo. E tuttavia non una grande differenza, in fondo. Compagni di letto. La sensazione che si prova quando il vagoncino delle montagne russe arriva in cima alla prima ripida salita e comincia veramente la corsa. » Ho pensato per qualche giorno a cosa dire di questo romanzo. Ho scoperto di non avere tante parole. Perché il cuore di IT è vuoto, è una nostalgia. È il luccichio negli occhi di Tullio Dobner, il traduttore, che un giorno ha tenuto una lezione su Stephen King all’università – e a me veniva da piangere, perché pensavo che quell’uomo aveva tenuto Misery tra le mani, che “sporca burba” era tutta roba sua. Quel luccichio quando ha detto che adesso King non lo traduce più e che è come aver perso un amico, essere stati strappati a forza da un’anima che sentiva simile. Questo è quello che rimane quando finisci IT, quando finisci Misery: ti hanno strappato qualcosa e vorresti tornare dentro, a cercarlo, a riprenderlo. Quello che mi dispiace più di tutto sono le etichette. Quello che mi dispiace è sentire « che Stephen King scrive horror. Che paura ». Quello che mi dispiace è l’approccio un po’ superficiale, un po’ semplice a cui le definizioni di genere vorrebbero piegarci. Perché Stephen King è dannatamente più che « horror. Che paura ». Stephen King è un narratore dannatamente bravo impegnato in sfide letterarie difficilissime, è uno che “corre per battere il Diavolo”, per dire l’ineffabile. E IT non è un romanzo su un clown assassino che trucida bambini. Innanzitutto perché questo costituisce un grave insulto alla trama. Secondo, perché non rende ragione di tutto il grandioso, complesso, variegato mondo evocato dalla penna di King, a partire dall’invenzione di Derry, immaginaria cittadina nel Maine, descritta con tale iperrealismo da spingere il lettore a cercarla sulla cartina geografica. Si potrebbe obiettare « che non è niente di straordinario. Quanti scrittori ambientano una storia in una città inventata? È una soluzione di comodo ». Certo, « e quanti scrittori » dico io « inventano una città fino a vederla nei minimi particolari, a convincersi – loro stessi – che esista davvero? Quanti scrittori fanno di una città la protagonista e il cuore pulsante di un romanzo di 1300 pagine? Quanti scrittori creano una città così vivida, così completa, così autentica nella sua bestialità da coincidere col mondo? Il mondo intero in una città inventata ». IT è anche questo: un tentativo di catturare la realtà e il mondo concentrandole in un punto solo, una fotografia dell’uomo – di ogni uomo – nei suoi punti più alti e più bassi. La paura e il coraggio. L’indifferenza e la generosità. L’ipocrisia e la sincerità. L’amicizia e l’amore, l’odio. L’infanzia e l’età adulta. Il credere nella potenza della propria immaginazione e, al contrario, l’avere gli occhi serrati a quella potenza. E davvero è capitato qualcosa di potente – IT fa capitare cose potenti – mentre leggevo questo libro. Spiaggia. Donna – io – sdraiata al sole. IT, scintillante massa nera e rossa abbandonata su una sdraia, misteriosa di riflessi nel sole. Un gruppo di bambini corre intorno senza curarsi di sollevare la sabbia, di infastidire gli adulti – io. Una bambina, cinque anni, si avvicina al bordo della sdraia e cautamente apre IT. Dopo un attimo di incredulità – le sue dita piccole e bagnate e sporche di sabbia premute sulla prima pagina – mi accorgo che sta leggendo. Legge piano, sillabando, e alla fine ricompone tutta la parola. Sta leggendo. Una bambina di cinque anni impara a leggere sulla mia copia di IT. Poi, un gioco nuovo, « facciamo a chi tocca prima il libro! ». Bambini si tuffano da una barca a remi, corrono per tre metri di spiaggia e abbrancano IT. Ora, non posso dire che tutto ciò abbia giovato alla mia copia di IT, gli orli della copertina slabbrati, l’inchiostro della prima pagina macchiato di impronte. Ma ha sicuramente giovato alla proprietaria di IT, a me, che in quel momento ho capito – ok, sono solo illazioni – che IT esercita effettivamente un potere di attrazione sui bambini. Sarà per la mole, sarà per i colori brillanti, i bambini se lo contendono, i bambini lo trovano più interessante che fare un castello di sabbia. Ok, sono solo illazioni, ma mi piace pensare che il rapporto tra questo romanzo e l’infanzia sia qualcosa che va al di là del momento della lettura, che sia qualcosa come di reale, di ontologico. Ok, sono solo illazioni. Quello che è reale, io credo, è che Stephen King è ancora bambino. Che scrive come un bambino. Che, come un bambino, ha il coraggio delle sue facoltà di immaginazione, come un bambino osa tutto, non ha preconcetti, non ha freni, non ha convenzioni. Scrive da bambino selvaggio. E il lettore adulto con lui ritorna bambino e ricorda quand’era bambino e illividisce di fronte alla scoperta che si può scrivere di tutto ciò, che si può scrivere tutto ciò. Senza avere paura. Se c’è una cosa di cui sono sicura, è che Stephen King non ha paura di nulla. Avrei voluto e dovuto scrivere molto di più. Ma IT sgambetta via, non si piega a essere imbrigliato e definito. E io non sono riuscita a tenere i denti piantati nella lingua di IT. Il mio rito è fallito. IT sta pasteggiando con me.

2018-09-14 12:40

Şeytanın İzi TrendKitaplar Kütüphanesi

Tarafından yazılmış kitap Tarafından: Nemesis Kitap

I have sad news. Anastasia is dead. Long dead. She died back in 1918 in a basement with her family. I am now convinced of this. Despite all the movies and claimants, she did not survive and escape. Meaning there is no hidden princess out there in the world. No unassuming person about to be uncovered and lavished with luxuries. Even more crushing, the probability that I am in fact a hidden princess is greatly diminished. My ten year old self is devastated. In fifth grade, we had to script and act out an interview with a historical figure. I chose, of course, to be Anastasia. And lucky for you, I found that script hidden away in a closet. While you read this excerpt from my make-believe talk show called “Talk-It-Out”, you have to picture me sitting in front of the class dressed in my costume: a frilly, pastel nightgown that my grandparents gave all us granddaughters for Christmas accented with some strands of fake pearls. [I kept my grammatical errors in tact for your further amusement.] Host: While in a Germany nursing home[…]you gave no identity and wouldn’t show your face. Why? Anna: Hmmm. I think I was safe in Germany for nobody knew I Russian. If I had given identity and shown my face. They would have known I was Anastasia, I was in the royal family of Russia. There would have been media, titles, and would I get back to Russia when I was in their country, their land and why go back to Russia for someone else was ruling it now. And I would have the title “Woman from Russia Royal Family in Germany” and that is a degrace. For I had no family. They were dead. [Fast-forwarding here] Anna: [...]First I was thought to be my sister, Tatiana. Then Anastasia. Then they knew. (pause) they knew I was Anastasia. Host: Then they knew your secret? Anna: Yes, (looks down). Reading this script makes me simultaneously cringe and smile. The drama! And now having read Massie’s book, I realize my interview was written about Anna Anderson, a pretender who Massie convincingly shows was not in fact Anastasia. Opps. I normally don’t do summaries, but let me offer a few clarifications about the book’s contents so you won’t be caught off guard like I was. It is not about how the Romanovs came to be murdered. There is nothing about the Tsar’s political missteps or such. (1) It starts out with a chilling and succinct description of the execution itself and moves forward. (2) And a surprisingly large chunk of the book is devoted to the forensic science of the case: analysis of the bones, in-fighting between experts, DNA testing, the ole match-the-skull-to-the-picture game, and so forth. Massie held my hands through the technical issues here (although I was confused by the names of the fifty million people involved). (3) Then there are smaller sections about the Anastasia wannabes and the surviving family members. (4) It concluded by recounting the Romanov’s last days before that fateful night they were murdered. This set-up felt odd while I was reading. Yet, by the end, I could appreciate how he chose to structure the book: starting with a bang, delving into the science, shifting direction to the living again, and zooming back into the personal story for some last minute poignancy. It was cleverly done. Unless you are really interested in Russian history (specifically the Anastasia myth) and/or forensic science, this isn’t the book for you. And to save you the hassle, I will share three of the most interesting bits I took away: (1) Nightmare jobs I will never complain about my job again. It could be so much worse. One Russian soldier was ordered to retrieve the bodies from their first hideaway: at night, in the remote woods, down an abandoned mine shaft, that was flooded. He just couldn’t catch a break. I get goose bumps imagining him wading in that frigid water up to his chest while several bloated corpses floated around, bumping into his arm. Ahh! Or there are also the college students charged with maceration, meaning boiling the meat off human bones. They literally watch body parts swim around in a vat of boiling water until the flesh falls off and the bone expert can start his analysis. According to the expert, "Yes, it's a very distasteful task, but I can only recall one or two students who have been unable to handle it." Yeah, that would be me too. (2) Did Hollywood screw up? All the movies and books nowadays focus on Anastasia. It is true that the remains of one sister were not found with the main cache of remains. But experts disagree which sister is missing. Most think it is Anastasia. But some think it is, for example, Marie. (3) More more more I was shocked to learn the intent to which the Romanovs were murdered during that tumultuous time in Russian history. Beyond the Tsar’s immediate family (which included Anastasia), there were at least twelve other Romanovs killed in cold blood. Let’s wrap up this review. If you are still interested after my precautions about content, by all means, read it. It is worth the effort. I enjoyed Massie’s style and would be open to reading another of his books about Russia, although preferably one with less science and more history.

Okuyucu Max Dis itibaren Pirawadi, Maharashtra, India

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